30/05/12

Dajaksche vrouwen in meisje


Dajaksche vrouwen in meisje,  giovani donne dayak. 

Innamorarsi di un acquerello e acquistarlo a Sao Paulo. Raramente mi capita di comprare una cosa senza sapere se possa essere stata usata per arricchire un libro o altro, ma a questo originale, disegnato e colorato con una buona tecnica, non ho saputo resistere. 
Il disegno che porta un titolo in tedesco o in olandese e svela i nomi delle tre giovani donne Ité, Silau e Dowin, è corredato da un testo in inglese, scritto da una calligrafia non certo all'altezza del disegno e riporta un brano del poemetto The Island- secondo canto, parte VII di Lord Byron, credo l'ultima opera scritta dal poeta romantico inglese ispirata all'ammutinamento del Bounty: eccone il testo diviso così come nel disegno

SOTTO ITE'
There sat the gentle savage of the wild,
In growth a woman, though in years a child,
As childhood dates within our colder clime,
Where nought is ripened rapidly save crime;
The infant of an infant world, as pure
From Nature-lovely, warm, and premature;
Dusky like night, but night with all her stars;
Or cavern sparkling with its native spars;
With eyes that were a language and a spell,
A form like Aphrodite's in her shell,
With all her loves around her on the deep,
Voluptuous as the first approach of sleep;
Yet full of life-for through her tropic cheek

SOTTO SILAU
The blush would make its way, and all but speak;
The sun-born blood suffused her neck, and threw
O'er her clear nut-brown skin a lucid hue,
Like coral reddening through the darkened wave,
Which draws the diver to the crimson cave. 
Such was this daughter of the southern seas,
Herself a billow in her energies,
To bear the bark of others' happiness,
Nor feel a sorrow till their joy grew less:
Her wild and warm yet faithful bosom knew
No joy like what it gave; her hopes ne'er drew
Aught from Experience, that chill touchstone, whose
Sad proof reduces all things from their hues:
She feared no ill, because she knew it not,

SOTTO DOWIN
Or what she knew was soon-too soon-forgot:
Her smiles and tears had passed, as light winds pass
O'er lakes to ruffle, not destroy, their glass,
Whose depths unsearched, and fountains from the hill,
Restore their surface, in itself so still,
Until the Earthquake tear the Naiad's cave,
Root up the spring, and trample on the wave,
And crush the living waters to a mass,
The amphibious desert of the dank morass!
And must their fate be hers? The eternal change
But grasps Humanity with quicker range; 
And they who fall but fall as worlds will fall,
To rise, if just, a Spirit o'er them all.

Non riesco ad immaginare del perché l'autore abbia optato per questa associazione, salvo il vago riferimento che può avere la vicenda di Christian - l' ufficiale che comanda l'ammutinamento del Bounty -  e i suoi compagni (sottotitolo al poemetto The Island) al popolo e in questo caso alle donne Dayak come facenti parte di un infinito e non geograficamente  puntuale numero di isole. 
I Dayak vivono nella zona ovest del Borneo distribuiti fra Malesia, Indonesia e Brunei. Si può leggere di loro che nel passato erano temuti tagliatori di teste, mentre a me affascina soprattutto la loro arte, molto curata, dei tatuaggi ornamentali.
Insomma, non troverò mai, credo, un riferimento certo a questo bell'acquerello, ma forse la rete mi aiuterà; per questo aggiungo l'ingrandimento di un'annotazione a matita che è nel fondo del disegno: è un nome certamente ma che non riesco a decifrare completamente. 
E infine, a proposito dei tatuaggi Dayak, inserisco la pagina di una enciclopedia (Meyers Konv.-Lexikon, tavola Ornamentale Tättowierung)  molto popolare in Germania alla fine de 1800 dove nelle figure 5 e 6 (mano e piede) si mostra lo stile armonioso e geometrico e delicato con il quale questo popolo adorna ancora oggi la propria pelle.

15/05/12

IL SUONATORE DI VIOLINO: RAFFAELLO O SEBASTIANO DEL PIOMBO?


Il suonatore di violino di Raffaello, il suonator di violino di Raffaello, il violinista di Raffaello, le joueur de violon de Raphael, ritratto di violinista di Raffaello...
Ho questa incisione in casa e ho fatto una ricerca soprattutto per scoprire dove si trova l'originale. Tutt'oggi ho appreso che, l'opera è stata a Roma, di proprietà prima dei Barberini e poi della Famiglia Sciarra, che, in seguito, è stata venduta a qualcuno.
Intanto sul mistero dell'autore,
leggo così dal libro La Collezione di Antonio Sciarra (1752-1832): Di nuovo Cavalcaselle e Eustlake sembrano procedere in modo analogo quando esaminano il celebre Ritratto di giovane di Raffaello. E' danneggiato e molto ridipinto, non può essere di Raffaello, ma ha qualche affinità con il Ritratto di suonatore di violino allora a Roma nella Collezione Sciarra con la stessa attribuzione. A questo punto però, sotto il disegno del quadro, fatto nel suo taccuino di appunti, a Cavalcaselle scatta un'annotazione fulminea: "SEBASTIANO". Il ritratto è infatti pubblicato come opera di Sebastiano del Piombo nella History of Painting in North Italy del 1871 che è preparata dal grande lavoro e dai viaggi che egli compie alla metà degli anni sessanta. Se il disegno riprende in modo sommario il celebre Ritratto di giovane creduto di Raffaello, il giudizio appare più netto della volta precedente: "Motta - Tibaldeo - detto Raffaello ed è in [realtà] Sebastiano del Piombo del tempo e nel modo del Suonatore di violino a Roma".
Poi, grazie alla Fondazione Zeri scopro che il quadro  anche se resta con la necessaria attribuzione di Anonimo, è definitivamente riconosciuto al Del Piombo e che l’opera originale datata 1518 è in Francia, esattamente a Parigi ed è parte della Collezione G. de Rothschild. La stessa Fondazione Zeri, cataloga tutte le copie che sono in giro per il mondo e che ho messo insieme con le località e l’appartenenza. L'incisione non firmata,ma di grande qualità, invece dovrebbe essere di un artista che si chiama Jakob Felsing, incisore tedesco  nato a Darmstadt nel 1802.

Infine guardate il risalto che ebbe la cessione da parte della Famiglia Sciarra alla Francia di 10 opere fra le quali Il suonatore di violino (Corriere illustrato delle famiglie, 1 maggio 1892)