Da bambino ho appreso presto la dinamica del vanto come meccanismo di confronto con gli altri. Qualsiasi cosa andava bene per esaltarsene, l'importante era sorprendere i tuoi compagni: una figurina rara, una penna particolare, un soldatino, uno stemma di automobile o una biglia più colorata delle altre (com'era semplice la vita dei ragazzini dei primi anni '60!). Insomma, per un attimo diventavi il re, tutti venivano intorno a te a vedere la strabiliante e fantasmagorica rarità.
E quando non avevi nulla, la fantasia e la creatività galoppavano, l'obiettivo era di tentare di scalare quel gradino invisibile che ti faceva sentire un po' più su degli altri.
E quando non avevo nulla di nulla?
Non ricordo più quante volte mi sono "venduto" come una vera e propria eccezionalità la macchima di mio padre.
Credo l'avesse acquistata nel 1962 o 1963, aveva un nome impossibile, dicevo che era bellissima, dicevo che era AMERICANAA, e che aveva le codine come le macchine americane vere.
L'auto era una Anglia della Ford e che fosse americana non c'era dubbio, anche se poi ho scoperto che la costruivano in Inghilterra, ma a me cosa importava.
A me importava solo che tutti sapessero che mio padre possedeva un'auto fuori dal comune. E a dire il vero lo era, anche e solo per il fatto che in quegli anni erano pochi i papà dei miei compagni a potersi permettere una macchina.
Io la disegnavo e ridisegnavo, la raccontavo e dicevo dei fari che sembravano occhi, delle ruote con le grandi strisce bianche, del tergicristalli che si azionava con un pulsante, del lunotto posteriore inclinato (uhaooo!) e poi di quelle pinne o code o ali: che roba!!
In reatà si trattava di un'utilitaria, (1.198 cc) piccola e tozza; vista oggi sembra la brutta copia di un'auto degli anni 50 in stile Greese , ma quante volte mi hai fatto sentire il più grande, piccola Anglia!
Ah una curiosità: una Anglia simile a quella dei mie "magìe", di colore Light Blue, è stata prodigiosa "interprete" nel film Harry Potter e la camera dei segreti.
thank you
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